Tra storia e leggenda
Il CASTELLO DI GIACOMO D'ATRI di Anna M0ntella |
CRONACHE D'ALTRI TEMPI
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IL CASTELLO
Simbolo della potestà fedudale che gli Arcivescovi di Taranto esercitarono per lunghi secoli sulla città, il Castello Episcopio di Grottaglie copre una superficie complessiva di circa 6150 mq con 65 vani. Realizzato in tufo zuppigno, la sua costruzione si fa risalire al XIV secolo, testimonianza imponente il Mastio, l’altissima turris dal tipico aspetto quattrocentesco, di forma rettangolare coronata da venti merli che si eleva a tre piani raggiungendo un’altezza massima di 28,63 m. Rimaneggiato più volte nel corso dei secoli, il Castello appartiene ancora oggi alla Curia tarantina e all’Arcivescovado che lo ha concesso in uso all’Amministrazione Comunale di Grottaglie per finalità socio-culturali. |
Promotore della costruzione fu L’arcivescovo Jacopo D’Atri
Nel suo lungo governo (1354 – 1381) egli che, come già i suoi predecessori, soleva risiedere per lunghi periodi nella nostra cittadina, oltre alla collegiata, aveva provveduto ad erigere e fortificare il Castello Episcopio ed a cingere di muraglie l’intero borgo. Sanguinosa e avvolta nel mistero la sua tragica fine avvenuta all’ombra dell’antico maniero la notte del 15 luglio 1381 quando, nella Terra delle Grottaglie, veniva barbaramente trucidato “con forconi”. Secondo fonti popolari, la mano omicida sarebbe stata quella di un paesano, tale Biagio Annicchiarico, denominato “lu stuertu”, che avrebbe così vendicato l’onore offeso dalle attenzioni amorose che, secondo voci di paese, l’arcivescovo avrebbe rivolto alla moglie di questi dopo essersene invaghito. Altre fonti propendono invece per il delitto politico perpetrato da una fazione avversa al Papa e ai suoi seguaci. In assenza di un colpevole da condannare, per riparare al misfatto, il papa Gregorio XI dispose che, per lunghi anni, i grottagliesi dovessero celebrare una messa nei giorni di avvento. |