Ricordo vivo di Padre Ottavio Laino,
sacerdote e religioso professo dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.
Nato a Grottaglie (Taranto) il 21 luglio 1944,
sull’Ospizio, ex convento dei Cappuccini, in Grottaglie.
Roma, 04/05/2018
Quando la Dottoressa Anna Montella mi ha chiesto più che notizie, esperienze del e nel Convento dei Cappuccini in Grottaglie (Taranto), ossia l’Ospizio, immediatamente si è rappresentata dentro di me, come in un film, tutta una STORIA fatta di: ricordi, lavoro, stima, comunione. Mi sono accorto che La Montella, desiderava da me che raccontassi, raccontandomi, e raccontandoci/li.
Nella parola ricordi, voglio entrare nel significato etimologico della stessa, che viene dal verbo latino: RI-COR-DARE= dare, (offrire, rappresentare, riattualizzare), nuovamente al cuore una esperienza del passato, ma la sua ricchezza e contenuto si rendono presenti nuovamente al protagonista, da viverla nel momento presente.
Anna Montella nella sua Opera: Noi, le ragazze del convento dei Cappuccini. Lu Spiziu di Grottaglie raccontato alla Città, fa trasalire, cioè, fa uscire da Lei, per sprigionarla, come la ricorda il sottoscritto, la sua storia e delle amichette collegiali, la sua già esuberante e piena di entusiasmo, fanciullezza e adolescenza, aperta alla vita, in tutte le sue manifestazioni, fino a raggiungere la sua maturità. La Montella sa coinvolgere chi l’avvicina e dialoga con sincerità con Lei. Con la presente opera, ha ridato nuova vita all’Ospizio, Lo ha fatto risuscitare. La ringrazio di cuore unitamente a tutti i suoi collaboratori e sostenitori.
sacerdote e religioso professo dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.
Nato a Grottaglie (Taranto) il 21 luglio 1944,
sull’Ospizio, ex convento dei Cappuccini, in Grottaglie.
Roma, 04/05/2018
Quando la Dottoressa Anna Montella mi ha chiesto più che notizie, esperienze del e nel Convento dei Cappuccini in Grottaglie (Taranto), ossia l’Ospizio, immediatamente si è rappresentata dentro di me, come in un film, tutta una STORIA fatta di: ricordi, lavoro, stima, comunione. Mi sono accorto che La Montella, desiderava da me che raccontassi, raccontandomi, e raccontandoci/li.
Nella parola ricordi, voglio entrare nel significato etimologico della stessa, che viene dal verbo latino: RI-COR-DARE= dare, (offrire, rappresentare, riattualizzare), nuovamente al cuore una esperienza del passato, ma la sua ricchezza e contenuto si rendono presenti nuovamente al protagonista, da viverla nel momento presente.
Anna Montella nella sua Opera: Noi, le ragazze del convento dei Cappuccini. Lu Spiziu di Grottaglie raccontato alla Città, fa trasalire, cioè, fa uscire da Lei, per sprigionarla, come la ricorda il sottoscritto, la sua storia e delle amichette collegiali, la sua già esuberante e piena di entusiasmo, fanciullezza e adolescenza, aperta alla vita, in tutte le sue manifestazioni, fino a raggiungere la sua maturità. La Montella sa coinvolgere chi l’avvicina e dialoga con sincerità con Lei. Con la presente opera, ha ridato nuova vita all’Ospizio, Lo ha fatto risuscitare. La ringrazio di cuore unitamente a tutti i suoi collaboratori e sostenitori.
In questa luce si è svolta anche l’iniziativa di questa estate, (10 settembre 2017): mia, di Anna, della sua sorella, di Luisa, e di altre poche persone, giunte dalla stessa Grottaglie ed anche da fuori. Un’esperienza chiamata: Incontro, passeggiata-pellegrinaggio, tli Paulini, e pi lla nchianata tlu Spiziu, visitare e rivivere il vissuto degli anni, che son sembrati lunghissimi, per la intensità di vita trascorsa in quei luoghi, che erano, (anche se ora trasformati, ma non credo in più ricca e significativa realtà): santi, come la Chiesa, gli altari, la sacrestia, le statue e i quadri. E poi, la cucina, la dispensa, il giardino, l’atrio e soprattutto il cortile, spazioso e panoramico, anche se prudentemente recintato con consistente rete metallica, che guarda il vallone del Fullonese, e l’attuale, ma striminzito, (per le poche realtà ancora in attività e non per la SUPERBA STRUTTURA E COSTRUZIONE), Ospedale San Marco. Si continua e, senza un ordinato percorso, ognuna/o, come formiche operaie e laboriose, disturbate nelle loro ordinate processioni, alla caccia degli altri locali, che sembravano: vivi, famigliari, propri, pieni di tante altre RAGAZZE e BAMBINE di Grottaglie, TARANTO e di tante numerose CITTADINE PUGLIESI, e, parlanti, cioè eloquenti, e, a voce chiara e squillante raccontavano, e ci raccontavano. In altre parole ci hanno riconosciute/i, ci hanno abbracciate/i, con lo stesso affetto di allora e con la stessa sacralità, con cui il Padre Ottavio Laino, dei Minimi di San Francesco di Paola: (TLI PAULINI), ha voluto iniziare con una preghiera, appena giunte/i “ALLU SPIZIU”. Qualcuna, oltre a confessare la commozione, era visibilmente in lacrime di GIOIA. Poche esperienze come questa, in verità, si vivono nella esistenza umana. Era desiderio del Padre Laino, chiedere l’autorizzazione di celebrare una Santa Messa. Forse riusciremo in qualche altra visita. Qualcuna/o infatti ha già chiesto: “A quando il prossimo incontro?”.
Sin dalla mia fanciullezza, continua l’autore del presente lavoretto: Ricordo vivo dell’Ospizio, ricorda che nel’ex convento dei Cappuccini, erano ospitati vecchietti e poi fanciulle affidate alle Suore Compassioniste Serve di Maria, fondate dalla beata Maria Maddalena Starace, (1845 – 1921). La Fondatrice Starace fu beatificata domenica 15 aprile 2007, nella Concattedrale di Castellammare di Stabia ( Napoli). Il sottoscritto era presente, sia perché invitato dalla Madre generale dell’Istituto delle Suore, e sia in qualità di Postulatore Generale dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, che allora si trovava in Comunità a Massalubrense, dove ricopriva anche la delicata mansione di Padre Spirituale del Noviziato internazionale dei Minimi. In verità partecipò anche agli incontri e alle Celebrazioni in preparazione della Beatificazione, durante i quali, oltre a incontrare la sua cugina Suo Maria Laino delle Compassioniste, ora defunta, tante altre Consorelle e fu bello e commovente ricordare i tempi di Grottaglie. Una di loro, (non mi sovviene il nome), ricordava: “Padre Laino, Lei aveva la cura dei Fratini Minimi, (ragazzi aspiranti alla vita consacrata e al sacerdozio nell’Ordine dei Minimi), ed io le Ragazze dell’Ospizio e ci incontravamo a scuola, quando li accompagnavamo come fossimo i loro genitori”.
La scena delle file ordinate di ragazzi e ragazze era qualcosa che richiamava la disciplina militaresca, e le ragazze, anche se con il grembiule, sembravano delle soldatesse, anche quando partecipavano ai cortei funebri o si recavano al cimitero nella commemorazione dei Fedeli defunti per recitare il REQUIEM … , sulle o nelle tombe dei defunti, i cui parenti ne facevano richiesta. I Fratini Minimi, poi, con la loro divisa, sembravano dei soldatini a differenza degli altri ragazzi-adolescenti, che non usavano più il grembiulino, obbligatorio alle elementari. E che dire poi delle funzioni e celebrazioni annuali: Le prime Comunioni di ragazze, vestite tutte di bianco e con in testa la ghirlanda, da farle sembrare delle sposine di Gesù Eucaristia e con in mano una candela ed un giglio di sant’Antonio? La costruzione, accurata e piena d’amore, tlu sibburcru, ossia del Sepolcro, il Giovedì Santo, (oggi Altare delle Reposizione), ed il soave odore delle fresie che riempiva tutta la chiesa. Ed ancora, la partecipazione Tli bubbili bubbili alla scasata, ossia dei Confratelli delle varie Congreghe, incappucciati, con i soli due fori in direzione degli occhi per non inciampare, e scalzi, che, in processione, si recavano in tutte le chiese del Paese. Una volta arrivati in Chiesa e recatisi all’altare della Reposizione, con comandi e formule di rito, si davano il cambio con i due Confratelli che li avevano preceduti, nell’adorazione del Santissimo Sacramento solennemente esposto, con tantissime candele e fiori.
Il sottoscritto padre Ottavio Laino, con gioia immensa ricorda, una volta ordinato Sacerdote, le Celebrazioni delle sante Messe e delle Confessioni alle suore ed alle ragazze. Erano incontri che attendevano con tanta gioia, per sentirsi baciate ed abbracciate dalla infinita tenerezza e misericordia del Signore e delle Madonna. (Da ragazzo, il P. Laino ricorda ancora, che cappellano dell’Ospizio era un certo don Carmelo La Cava, il quale, prima di raggiungere l’Ospizio appunto, si fermava ai Paolotti per confessare noi, ed il padre Ottavio era uno di questi, Fratini Minimi di san Francesco di Paola e la Comunità). Seguivano altri incontri per le feste, tra le più caratteristiche quella del Carnevale e, non potendo andare fuori, queste ragazze, ormai adolescenti, per le vie della città di Grottaglie, svolgevano tutto all’interno e nel cortile. Momento simpatico era la rottura della PIGNATA, con occhi bendati, ed una persona, faceva girare il protagonista in varie direzioni, per disorientarlo, con il pericolo di ricevere una delle bastonate.
La scena delle file ordinate di ragazzi e ragazze era qualcosa che richiamava la disciplina militaresca, e le ragazze, anche se con il grembiule, sembravano delle soldatesse, anche quando partecipavano ai cortei funebri o si recavano al cimitero nella commemorazione dei Fedeli defunti per recitare il REQUIEM … , sulle o nelle tombe dei defunti, i cui parenti ne facevano richiesta. I Fratini Minimi, poi, con la loro divisa, sembravano dei soldatini a differenza degli altri ragazzi-adolescenti, che non usavano più il grembiulino, obbligatorio alle elementari. E che dire poi delle funzioni e celebrazioni annuali: Le prime Comunioni di ragazze, vestite tutte di bianco e con in testa la ghirlanda, da farle sembrare delle sposine di Gesù Eucaristia e con in mano una candela ed un giglio di sant’Antonio? La costruzione, accurata e piena d’amore, tlu sibburcru, ossia del Sepolcro, il Giovedì Santo, (oggi Altare delle Reposizione), ed il soave odore delle fresie che riempiva tutta la chiesa. Ed ancora, la partecipazione Tli bubbili bubbili alla scasata, ossia dei Confratelli delle varie Congreghe, incappucciati, con i soli due fori in direzione degli occhi per non inciampare, e scalzi, che, in processione, si recavano in tutte le chiese del Paese. Una volta arrivati in Chiesa e recatisi all’altare della Reposizione, con comandi e formule di rito, si davano il cambio con i due Confratelli che li avevano preceduti, nell’adorazione del Santissimo Sacramento solennemente esposto, con tantissime candele e fiori.
Il sottoscritto padre Ottavio Laino, con gioia immensa ricorda, una volta ordinato Sacerdote, le Celebrazioni delle sante Messe e delle Confessioni alle suore ed alle ragazze. Erano incontri che attendevano con tanta gioia, per sentirsi baciate ed abbracciate dalla infinita tenerezza e misericordia del Signore e delle Madonna. (Da ragazzo, il P. Laino ricorda ancora, che cappellano dell’Ospizio era un certo don Carmelo La Cava, il quale, prima di raggiungere l’Ospizio appunto, si fermava ai Paolotti per confessare noi, ed il padre Ottavio era uno di questi, Fratini Minimi di san Francesco di Paola e la Comunità). Seguivano altri incontri per le feste, tra le più caratteristiche quella del Carnevale e, non potendo andare fuori, queste ragazze, ormai adolescenti, per le vie della città di Grottaglie, svolgevano tutto all’interno e nel cortile. Momento simpatico era la rottura della PIGNATA, con occhi bendati, ed una persona, faceva girare il protagonista in varie direzioni, per disorientarlo, con il pericolo di ricevere una delle bastonate.
Momenti particolari e simpatici si verificavano, quando noi ragazzi, dalle sponde del Fullonese, così continua il Padre Laino, dove poi sarebbe sorto l’Ospedale san Marco, e si tratta degli anni ’50, segnalavamo in tanti modi la nostra presenza per attirare l’attenzione delle ragazze dell’Ospizio. Esse si mettevano in mostra, afferrate alla rete di protezione, fino a quando una delle suorine, si accorgeva, e poi, con una semplice sgridatina, tutto ritornava sotto la disciplina.
Il sottoscritto aveva molte occasioni per sentire e vedere le gioiose ragazzine durante la ricreazione nel loro cortile, perché, essendo di famiglia di Cavamonti, andava già, non ancora decenne, a lavorare, nelle cave di tufo di sopra a sant’Elia, (dette li TAGNATI TI SOBBRA A SANTU LIA, perché si tagliava la roccia tufacea per estrarre i tufi per fabbricare le case ed altro, con il piccone, ossia LU ZUECCU), con Papà Salvatore Laino Ti Cutognu ed insieme con i Fratelli più grandi. A volte, con coetanei si recava sotto il muraglione dell’Ospizio, alla ricerca di mozziconi di matite o altri oggetti che venivano gettati dall’alto, non mancavano bigliettini arrotolati, con scritte simpaticamente poetiche di ragazze per i ragazzi.
Dopo tanti anni, ricordando quelli passati, tanto belli e commoventi, e con il permesso della madre superiora pro-tempore, (Madre Maria Goglia), andava, sempre Padre Laino, a raccogliere fichi, fichi d’India e altra frutta o verdura. In una di queste raccolte, osservando oggetti che destavano curiosità, e rimasti quasi intatti, alla forza di un falò, rinvenne un crocifisso metallico, mancante di un braccio, che ancora conserva gelosamente e con devozione.
A conclusione, quasi forzata, per non stancare il lettore o altri, il sottoscritto ci tiene a testimoniare, che, essendosi diffusa la notizia della chiusura dell’Ospizio, ( inserire la data), si rimboccò, le maniche, perché le autorità costituite non si determinassero per tale soluzione. Ma inutile furono i coraggiosi incontri, dialoghi e raccomandazioni, realizzate, insieme con il signor Cosimo Coppola, sindacalista e terziario dell’ordine dei minimi di san francesco di paola per trattative con le autorità ecclesiastiche e civili. Da quella chiusura: l’Ospizio, è divenuto, un bene comune alla deriva, allo stato di completo abbandono. Speriamo, ancora, in un utilizzo più idoneo di quello attuale. È sufficiente una delicata e rispettosa sensibilità per il passato, per un territorio composto di numerosissime persone, religiose e laiche, che ha seminato, forse più di altre realtà, formazione di coscienze morali, amore, cultura e senso di valori umani religiosi e rispetto sommo del SACRO.
Padre Ottavio Laino dell’Ordine dei Minimi di san Francesco di Paola. Roma, 04/05/2018.
Il sottoscritto aveva molte occasioni per sentire e vedere le gioiose ragazzine durante la ricreazione nel loro cortile, perché, essendo di famiglia di Cavamonti, andava già, non ancora decenne, a lavorare, nelle cave di tufo di sopra a sant’Elia, (dette li TAGNATI TI SOBBRA A SANTU LIA, perché si tagliava la roccia tufacea per estrarre i tufi per fabbricare le case ed altro, con il piccone, ossia LU ZUECCU), con Papà Salvatore Laino Ti Cutognu ed insieme con i Fratelli più grandi. A volte, con coetanei si recava sotto il muraglione dell’Ospizio, alla ricerca di mozziconi di matite o altri oggetti che venivano gettati dall’alto, non mancavano bigliettini arrotolati, con scritte simpaticamente poetiche di ragazze per i ragazzi.
Dopo tanti anni, ricordando quelli passati, tanto belli e commoventi, e con il permesso della madre superiora pro-tempore, (Madre Maria Goglia), andava, sempre Padre Laino, a raccogliere fichi, fichi d’India e altra frutta o verdura. In una di queste raccolte, osservando oggetti che destavano curiosità, e rimasti quasi intatti, alla forza di un falò, rinvenne un crocifisso metallico, mancante di un braccio, che ancora conserva gelosamente e con devozione.
A conclusione, quasi forzata, per non stancare il lettore o altri, il sottoscritto ci tiene a testimoniare, che, essendosi diffusa la notizia della chiusura dell’Ospizio, ( inserire la data), si rimboccò, le maniche, perché le autorità costituite non si determinassero per tale soluzione. Ma inutile furono i coraggiosi incontri, dialoghi e raccomandazioni, realizzate, insieme con il signor Cosimo Coppola, sindacalista e terziario dell’ordine dei minimi di san francesco di paola per trattative con le autorità ecclesiastiche e civili. Da quella chiusura: l’Ospizio, è divenuto, un bene comune alla deriva, allo stato di completo abbandono. Speriamo, ancora, in un utilizzo più idoneo di quello attuale. È sufficiente una delicata e rispettosa sensibilità per il passato, per un territorio composto di numerosissime persone, religiose e laiche, che ha seminato, forse più di altre realtà, formazione di coscienze morali, amore, cultura e senso di valori umani religiosi e rispetto sommo del SACRO.
Padre Ottavio Laino dell’Ordine dei Minimi di san Francesco di Paola. Roma, 04/05/2018.